a cura della Dr.ssa Maria Giovanna Fava – Chirurgo Oncologo
La Storia della Cultura dell’Olio nella Piana Calabrese è intrisa di svariati significati antropologici, sociali, commerciali ma rappresenta anche la depositaria della memoria del passato di un’ economia contadina e di uno spaccato di quotidianità, arricchiti dalle note melodiche di usanze, racconti e tradizioni popolari, tramandate come reliquato storico alle generazioni future dalle vecchie, dove si combinavano conoscenze agricole e norme di gestione di vita familiare e perfino istruzioni sanitarie, rivestite dall’aspetto di vere e proprie linee di raccomandazione basate sull’evidenza pratica del tempo.
Le abitudini gastronomiche venivano già scandagliate e rivisitate nel loro intrinseco gusto di norme di sana alimentazione e di metodi comportamentali adeguati tanto da far associare nella più comune identificazione iconografica l’immagine della stessa Dieta Mediterranea all’uso predominante del condimento vegetale rappresentato proprio dall’Olio Oliva, specificatamente extravergine, specie di quello prodotto con i metodi antichi.
Già nella storia stessa degli sforzi celati dalle Raccoglitrici d’Oliva, le figure femminili impegnate nella pratica agricola, si aprivano scenari di vita sanitaria, oltre che socio-culturale-economica.
La rappresentazione femminile nella cultura dell’Olio d’Oliva occupa un ruolo predominante e non marginale per molti aspetti e svariate motivazioni, e forse ha ispirato anche la nascita e la ripresa di questa antica azienda agricola.
Le donne uscivano all’alba per percorrere centinaia di km spesso a piedi o raggruppate in alcuni punti di riferimento dai responsabili dell’Oliveto presso cui venivano impiegate, lavoravano in posizioni talora poche ergonomiche, a volte per oltre 10 ore al giorno all’aria aperta, per poi tornare a casa e dedicarsi alle esigenze casalinghe e familiari.
Già in questi grossi sforzi , che per alcuni versi possono sembrare eversivi e poco rispettosi dei moderni dettami sindacali, si evidenziano le note di un grosso carico di lavoro, di un’attività motoria attiva impegnativa, del gravame sui movimenti articolari della colonna vertebrale e degli arti superiori ,impegnati per la presa, e degli inferiori ,impegnati per sorreggere il peso dei movimenti e delle ceste con le olive, attività fisica che la dice lunga sulle abitudini dinamiche delle donne di una volta. Già in questa descrittiva minimalistica ambientata sullo sfondo del verde degli alberi, del marrone della terra e dell’azzurro del cielo sconfinato, tuttavia, si colgono alcune note simboliche della Cultura dell’Oliva, l’impegno del Mondo Femminile e la necessità di possedere resistenza fisica e adeguatezza organica e nello stesso tempo l’allenamento e l’addestramento delle nonne, che avevano necessità economica e si adattavano alla moda dell’attività fisica del tempo, che nulla aveva a che fare con lo sport più moderno dello jogging o della corsa nel parco come fa tendenza in città, ma che di più di questi richiedeva forza, tenacia, resilienza, spirito di organizzazione , e che ripagava con le tinte e gli odori del mondo agricolo e si arricchiva delle cantilene musicali delle storie che si scambiavano in modo confidenziale nelle aggregazioni le donne, nel tentativo di esorcizzare la fatica di tanto lavoro sotto le intemperie o sotto la mitezza delle stagioni.
In un certo senso, l’impegno fisico richiesto soddisfaceva ben oltre le necessità di sforzo e di mantenere un perfetto equilibrio tra calorie introdotte e consumate per un’adeguata silhouette fisica delle donne antiche, ma se da una parte metteva a dura prova le capacità organiche delle stesse, dall’altro le ricompensava con la possibilità di farle partecipare, talora con la prole al seguito, al cambiamento ed alternanza degli eventi atmosferici e dei ritmi stagionali in modo naturale, senza il filtro di luci o ambienti artificiali, senza la mimetica della ricostruzione tecnologica da software e creando spunti di socializzazione e di scambi culturali e di confidenze personali , che potevano anche rappresentare un ristoro psico-organico, senza necessità di ricercare sedute psicologiche come la modernità impone contro i malori delle sindromi depressive ed ansiose attuali, che spesso riconoscono come motivo esordiente la dimenticanza di questa forza psico-attitudinale che invece le raccoglitrici d’oliva ereditavano nel corredo contadino e sviluppavano come caratteri fenotipici dominanti per garantirsi viveri e sopravvivenza.
Già nel mestiere dell’approvvigionamento della materia prima, la raccolta delle olive, si possono elencare le possibilità taumaturgiche e salutari della Cultura dell’Olio: un mestiere duro e faticoso ma che in sé aveva le proprietà di modificare i fattori di rischio di “life-style” nocivi, come si riconoscono nei tempi più moderni alla base di tante patologie sia benigne che maligne, ed offrire invece a dosi accettabili le potenzialità positive di una vita all’insegna dell’attività fisica all’aperto, dell’impegno motorio contro la sedentarietà , del contatto con la natura e l’alternanza delle sue stagioni, dell’ambientazione naturalistica contro il grigiore di uffici e luoghi di lavoro costruiti, oltre alla realizzazione lavorativa delle donne fautrici e detentrici dell’economia familiare del Sud di una volta, insieme con la socializzazione con altre figure femminili. Così si concretizzavano e si realizzavano i requisiti minimi di circoli culturali locali, che rappresentavano i luoghi dove la possibilità di esternalizzazione di dubbi o interrogativi sulla vita sociale e personale delle donne potevano ricevere lo sgravio psicologico del confronto con le altre, più anziane o più esperte, e beneficiare degli effetti dell’interazione con l’ambiente esterno .
Ora, proprio a proposito dei fattori di rischio di molte patologie, specie le tumorali, è risaputo che alla base eziopatogenetica, sono coinvolti fattori predisponenti di cui alcuni immodificabili, come ad esempio la predisposizione genetica, ed altri modificabili, legati appunto al life-style, cioè alla scelta di seguire le norme di una vita sana e rispettosa delle giuste regolamentazioni alimentari, di attività fisica , di non abuso di prodotti nocivi e di rispetto di un adeguato livello di normopeso in base al proprio aspetto costituzionale.
Per quanto riguarda proprio l’attenzione alla Salute delle Donne, argomento di esordio di questa rubrica, si parla molto ormai che tra i fattori limitanti l’insorgenza del discusso Killer Rosa, il Tumore al Seno, ci siano quelli modificabili legati alle scelte di vita quotidiana, tra cui il mantenimento di un peso corporeo ideale, la pratica di una adeguata attività fisica e sportiva, il limitato uso di alcool e super-alcoolici, la abitudine dell’allattamento al seno per le puerpere, e lo spostamento di almeno 2/3 del regime alimentare verso prodotti vegetali, con limitazione dell’uso dei prodotti animali; già il rispetto di queste norme di vita sembra ridurre di 1/3 i casi di Tumore al Seno e le evidenze scientifiche mostrano che anche le condizioni di salute delle donne già affette da un tumore al seno possono discretamente migliorare.
Europa Donna, la più importante associazione Onlus che si occupa delle varie problematiche assistenziali e sociali delle donne con Tumore al Seno, ha istituito proprio la giornata della Salute del Seno il 15 ottobre di ogni anno per ricordare al mondo femminile l’importanza dell’attenzione da rivolgere ad uno stile di vita sano, con il mantenimento del giusto peso corporeo contro obesità ed eccessivo accumulo di grasso, dove si incrementano i livelli di trasformazione degli estrogeni come stimolanti alla proliferazione e trasformazione delle cellule epiteliali mammarie, raccomandando 30-60 minuti di attività fisica giornaliera, e di seguire un regime alimentare corretto , oltre ai consigli programmatici di una diagnosi precoce da effettuarsi specie nelle fasce d’età a rischio sia come screening programmato che spontaneo.
A proposito di regime alimentare adeguato, vi lascio solo con un piccolo appunto, che verrà approfondito successivamente, sul ruolo della Dieta Mediterranea nel Tumore al Seno.
Numerosi sono i gruppi scientifici, specie italiani, che studiano gli effetti positivi del consumo dell’Olio di Oliva, e il ruolo preventivo grazie a sostanze in esso contenute, come acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi e antiossidanti e gruppi vitaminici,che hanno un risvolto benefico contro la trasformazione neoplastica delle cellule cancerose, argomenti che nel dettaglio tratteremo nei prossimi articoli. Le esperienze raccolte in laboratorio e sulla vita delle donne arruolate nei vari studi farebbero giustificare l’enfasi di un consiglio alimentare basata sulla dimostrazione scientifica piuttosto che sul suggerimento propagandistico:” Un bicchiere di olio Evo al giorno toglie il Tumore la Seno di torno!”
L’importanza della Dieta Mediterranea è stata valutata con rigore scientifico da diversi gruppi di ricerca; su JAMA Internal Medicine, la dieta mediterranea arricchita con olio extravergine si associa a un rischio più basso di cancro al seno. Infatti l’alimentazione è stata ampiamente studiata come fattore di rischio modificabile e il gruppo di Miguel Martínez-González dell’Università di Navarra a Pamplona , pubblicando sul numero JAMA Intern Med. 2015;175(11):1752-1760, il lavoro dal titolo “Mediterranean Diet and Invasive Breast Cancer Risk Among Women at High Cardiovascular Risk in the PREDIMED Trial A Randomized Clinical Trial”, ha analizzato gli effetti di una dieta mediterranea arricchita con olio extra vergine di oliva o frutta secca rispetto a un’alimentazione povera di grassi. Lo studio è stato condotto nel quadro di Predimed, uno studio osservazionale a lungo termine iniziato nel 2003 grazie a un finanziamento del Ministero della Salute Spagnolo con l’obiettivo di valutare gli effetti della dieta mediterranea sulla prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari. Dal 2003 al 2009 sono state selezionate 4.282 donne da 60 a 80 anni, randomizzate a seguire le diverse diete. Nel corso di un follow-up mediano di quasi cinque anni, gli autori hanno identificato 35 casi incidenti di carcinoma mammario maligno, osservando un rischio relativo di ammalarsi di cancro al seno significativamente più basso, 68 %, nel gruppo a dieta mediterranea con olio extravergine di oliva rispetto all’alimentazione ipolipidica. Seppure con dei limiti strutturali, i risultati dello studio parlano chiaro.